Non era un campione acclamato. Era semplicemente un giocatore di calcio d’altri tempi. Nemmeno tanto in là con la memoria. Anni Ottanta, per quanto riguarda la sua carriera con la casacca del Parma Calcio. Era un calciatore con i fiocchi, di quelli che piacciono a noi tifosi. Non certo per la tecnica. Il motivo? Ci metteva l’anima, quando, in campo, correva dietro al pallone allo spasimo, come un leone, con un solo obiettivo, il gol. Perchè lui, Massimo Barbuti, classe 1958, da San Giuliano Terme, provincia di Pisa, era un attaccante di razza, di quei segugi che fiutavano il profumo della rete della porta avversaria, in mezzo all’area di rigore o a quella del portiere. Poi, e lo fece, nella sua carriera solo a Parma, quando la palla varcava la linea bianca di quella porta e gonfiava la corda intrecciata che vi è attaccata, sprigionava la sua gioia condividendola con i ragazzi della Curva Nord, allo stadio ‘Ennio Tardini’ come in trasferta, rendendosi protagonista di gesti da pazzo scatenato. I ricordi delle sue realizzazioni per la causa Crociata (trentasette in tutto, la prima a Ferrara, il 10 ottobre 1982) sono indelebili in noi sostenitori del Parma, tutte, una a una. Rimane impressa, emblematica, quella contro la Carrarese, il 17 ottobre del 1982, la prima messa a segno allo stadio ‘Ennio Tardini’, quando esultò, come sempre, aggrappandosi alla recinzione della Nord, tirandola con gran forza al punto di farla cadere a terra. Massimo merita una pagina dedicata interamente a lui, nella storia del Parma Calcio.
Lo facciamo riempiendola, oltre che con significative immagini, con le sue epiche e memorabili parole e il tabellino delle sue tre stagioni di permanenza nel Ducato. Bastano le sue frasi e i dati relativi ai suoi anni con la Maglia Crociata per descrivere lui e il suo splendido rapporto d’amore con la nostra tifoseria. Le più belle stagioni, come ha affermato lui, della sua carriera professionale. Fra le più eroiche per i tifosi Crociati, perchè, nel ventennio successivo, quello caratterizzato dal progredire incessante del tumore del calcio moderno, incontrare un giocatore come Barbuti, che sposa la Maglia, è un’impresa che non ci è ancora riuscita. Qualcuno si è salvato, ha raggiunto livelli alti per attaccamento allo scudo Crociato, ma l’elevato picco in cui si trova Massimo, oggi come oggi, è ancora impossibile da scalare e raggiungere.
Il Barbuti pensiero
“…Ricordo ancora con tanto affetto il pubblico di Parma, perchè quando facevo gol venivano giù le reti…”
“…Non ho raccolto grandi successi con la Maglia del Parma, dicono. Una promozione in serie B e subito una retrocessione, ma forse vengo ricordato come un idolo per la mia maniera di esultare e di gioire, specialmente davanti ai ragazzi della Curva Nord. Dopo aver segnato si scatenava in me qualcosa di strano che mi ha permesso di entrare nel cuore dei ragazzi…”
“…Come potrei dimenticare quando, contro la Carrarese, dopo il mio gol, rischiai di essere travolto dalla rete di recinzione della Nord? Andando a esultare con Pari sotto la Curva mi aggrappai a quella rete che era stata cambiata in settimana. Per poco non mi tirai addosso una decina di tifosi…Che spavento? Ma che bei momenti…”
“…il ricordo più bello che mi lega al Parma è relativo all’anno in cui vincemmo il campionato con Perani allenatore. Partimmo con cinque vittorie consecutive e alla fine ci classificammo al primo posto insieme al Bologna…”
“…A Parma ho lasciato tanti bei ricordi, i migliori della mia carriera, nonostante, poi, riuscii a giocare anche in serie A, ad Ascoli. A Parma ho lasciato tanti amici. Cito per tutti Luciano Magnani. Ogni volta che vengo a Parma sono assalito dalla malinconia. Conservo una videocassetta regalatami anni fa dai tifosi della Curva Nord con tutti i miei gol. Ogni tanto la rivedo e mi viene la pelle d’oca. Non per i gol che segnavo, ma per il periodo che ho trascorso qui. Mi piaceva persino la nebbia…”
“…Sicuramente non ero un giocatore di calcio. Ero uno che sapeva fare gol. Che sfruttava questa caratteristica. Con il passare degli anni ho anche cercato di affinare certe qualità e di giocare un po’ di più per la squadra…”
“…Al pubblico del Tardini devo dire grazie per quello che mi ha dato in passato e per l’affetto che continua a riservarmi nella storia del Parma e ogni volta che ritorno nel Ducato. Tra me e il pubblico di Parma si è instaurato un feeling meraviglioso. Non so neppure spiegarmi io il perché. Non era, certamente, perché segnavo o per il mio modo di esultare dopo un gol. Era un fatto epidermico. Il bello è che questo rapporto sincero e stupendo dura inalterato ancora negli anni…”